Il nuovo codice degli appalti proposto dal Governo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri e prevede una semplificazione delle procedure per l’assegnazione degli appalti pubblici, con l’obiettivo di ridurre i tempi di attesa e di rendere il sistema più efficiente.
Il testo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 29 marzo, ha subito suscitato numerose critiche da parte di associazioni di categoria e sindacati che ritengono sia un “vero salto indietro” rispetto alla normativa precedente.
Le critiche
La CGIL, il maggior sindacato italiano, ha criticato fortemente la misura, che minaccerebbe i diritti dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro perché andrebbe a semplificare le procedure per l’assegnazione degli appalti, eliminando alcune garanzie a tutela degli operatori economici e dei lavoratori. Inoltre, la CGIL ha espresso preoccupazione per la cancellazione della figura del responsabile unico del procedimento, che viene sostituita da un comitato di esperti, ritenendo che ciò possa comportare una maggiore possibilità di corruzione e di irregolarità nell’assegnazione degli appalti pubblici.
Resta piuttosto moderato in merito anche Renato Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che ha individuato nella digitalizzazione, con l’estensione del digitale a tutto il ciclo di vita del contratto, l’unico punto di forza della misura. Secondo Busia il nuovo codice rappresenterebbe una minaccia per la legalità e la trasparenza nell’assegnazione degli appalti pubblici, soprattutto per quelli di minori dimensioni: “sotto i 150mila euro si dà mano libera, si dice non consultate il mercato, scegliete l’impresa che volete, il che vuol dire che si prenderà l’impresa più vicina, quella che conosco, non quella che si comporta meglio”. Sì alla semplificazione e alla rapidità, insomma, ma non bisogna perdere di vista trasparenza, controllabilità e libera concorrenza.
La difesa
In risposta a questi attacchi, il Governo continua a difendere strenuamente le proprie posizioni. In primis ad alzare la voce ci pensa Matteo Salvini, leader della Lega Nord, che vede nella nuova formulazione del codice un’opportunità per creare un sistema di gare più trasparente e virtuoso, in grado di garantire la qualità dei servizi offerti. Salvini ha, inoltre, affermato il sistema di gare più snello e rapido previsto dalla misura ridurrà i tempi di assegnazione degli appalti e renderà il processo più efficiente.
Resta da vedere quale sarà il destino del nuovo codice degli appalti e se le critiche e le polemiche che ne hanno accompagnato la pubblicazione porteranno a modifiche o a integrazioni del testo.
di Serena Lena