Da che se ne abbia memoria, l’argomento sicurezza online rappresenta una parentesi sempre aperta che bisogna tenere sempre in considerazione. Non solo perché, come più volte è stato detto, internet può rappresentare, in molti casi, una vera e propria terra di nessuno, ma perché sovente l’argomento sicurezza viene molto spesso tralasciato, in favore di azioni sconsiderate che possono facilmente portare a problemi futuri.
Bisogna comunque porre l’attenzione sulle diverse declinazioni di quel “cyber”, che porta con sé le innumerevoli classificazioni di cyberbullismo, cybersecurity, cybercriminalità. Costruire una consapevolezza su queste declinazioni, pertanto, non è elemento facile (e non è nemmeno l’obiettivo di questo articolo, ndr), ma conviene comunque porre davanti al lettore degli esempi essenziali cui si va in contro nel momento in cui ci si approccia, in maniera errata, ad uno strumento affascinante quanto rischioso che è la rete.
L’attacco ai siti di governo e la reazione del ministro dell’interno Piantedosi
È per questo motivo, infatti, che sempre più aziende si stanno dotando di strumenti difensivi utili alla salvaguardia dell’identità sia dei contribuenti che degli utenti, a testimonianza di quanto una adeguata protezione sia oramai necessaria per far fronte ai costanti attacchi che gli hacker mettono in pratica. È del 7 Febbraio la notizia di un attacco ad alcuni siti governativi, in merito ai quali si è espresso anche il Ministro dell’Interno Piantedosi, con affermazioni che mirano a rassicurare l’utenza. Secondo il ministro, infatti, le falle create dall’attacco hacker – proveniente da un gruppo filorusso – non avrebbero intaccato delle componenti essenziali, pertanto non sarebbe stato rubato alcun dato fondamentale che potesse mettere a rischio i visitatori.
Ciò che preoccupa, tuttavia, è la frequenza e la semplicità con la quale questi attacchi possono essere messi in pratica, attacchi che – ancora più spesso – culminano con una richiesta di riscatto da parte degli hacker. Nel caso specifico del governo, infatti, pare che la richiesta di riscatto si aggirasse intorno ai 2 Bitcoin (che, secondo le fluttuazioni di mercato attuale di questa moneta virtuale, ci porta alla modica cifra di 41mila euro), ma nella storia del web, molti sono gli attacchi che è possibile annoverare nei quali sono state avanzate richieste di riscatto.
Cybersecurity e privati: alcune aziende a rischio
Non se la passano bene neanche alcune aziende private o, più specificamente, il colosso con sede a Cupertino: la Apple, nel recente periodo, è stata informata della presenza di una falla all’interno del suo web browser Safari che avrebbe potuto dare libero accesso a malintenzionati. Fortunatamente, estremamente celere è stata la reazione dell’azienda che ha subito rilasciato – su sollecito del Citizien Lab – diverse patch per fixare le problematiche che erano venute a galla a seguito delle “indagini”.
È un esempio, questo, della celerità e serietà con la quale bisognerebbe far fronte ai problemi di sicurezza, per fa sì che l’utenza sia sempre tutelata e che nessun dato venga sfruttato da malintenzionati.
Un esempio di quanto la cybersecurity e la tutela dell’utenza siano importante, viene dal mercato videoludico. Di recente, infatti, l’azienda Riot Games avrebbe subito un attacco hacker che ha notevolmente rallentato la tabella di marcia degli aggiornamenti.
Per quanto il mondo videoludico, a fronte del più generale mondo della tecnologia potrebbe – all’apparenza – avere minore importanza, questo attacco acquisisce maggiore risonanza qualora si pensasse a quanti videogiocatori in tutto il mondo investono e spendono il proprio capitale in questo genere di transazioni, alimentando un mercato di considerevole importanza nel recente periodo e che, secondo le proiezioni, è destinato ancora a crescere. Riguardo alla sicurezza, infatti, l’azienda ha recentemente affermato che nessun dato relativo all’utenza è stato trafugato, elemento estremamente importante in quanto spesso, a rischio (e questo non solo nel mondo videoludico), possono esservi codici di carte di credito o dati degli utenti.
Educazione alla cybersecurity
Questi tre esempi ed eventi, avvenuti nel giro di due soli mesi, colgono uno spaccato estremamente breve della storia del web, mentre gli attacchi hacker a sistemi governativi e ad aziende, si moltiplicano di giorno in giorno. È per questo motivo, pertanto, che un’educazione alla sicurezza sul web si rende necessaria per tutti: dal ragazzino che va in rete ad una grande azienda che intende spostare una parte considerevole della propria immagine online.
La tutela del produttore e del consumatore, dell’utente di internet è un rapporto costante, bilaterale, che va alimentato nel solco della consapevolezza; una consapevolezza che – troppo spesso – come nel caso degli attacchi ai siti governativi di cui sopra, ha avuto come fine non la risoluzione ma la negligenza di chi avrebbe dovuto tutelare i propri consumatori.