Le possibilità di una vittoria elettorale di Joe Biden si erano già ridotte notevolmente appena dopo il primo dibattito televisivo con Donald Trump e prima delle sue recenti dimissioni. Una voce debole, poco incisiva e perdita di centralità durante le risposte sono stati letali a Biden nell’esito del confronto, che per molti opinionisti aveva avvalorato il sospetto di un declino fisico e cognitivo per il Presidente USA.
L’ipotesi di base è che, per le grandi aziende di Wall Street, la vittoria di Trump possa di nuovo abbassare l’imposta sui redditi delle società, passata recentemente al 21%. L’orientamento protezionistico di Trump dovrebbe favorire il potenziamento del dollaro. Le ore immediatamente successive al dibattimento televisivo non hanno di certo favorito il prezzo dei titoli di Stato USA che patiscono la gestione meno oculata delle finanze pubbliche che potrebbe abbinarsi alla vittoria di Trump (il rendimento dei titoli decennali ha chiuso a 4,360%), mentre l’ipotesi di un alleggerimento fiscale potrebbe collocare i rendimenti più alti nella parte terminale della curva.
Cambiare repentinamente il proprio piano finanziario a lunga scadenza dopo un solo dibattito, a quattro mesi dalle elezioni, implica l’assunzione di rischi e potrebbe finire per essere dannoso. Ciononostante, per chi intende introdurre alcune modifiche tattiche, allargare la propria esposizione ai settori sensibili è un buon inizio. I settori dei beni e servizi non essenziali e delle energie rinnovabili potrebbero performare meno nel caso di vittoria repubblicana sia alla Casa Bianca che al Congresso. D’altro canto il settore finance ha maggiori probabilità di crescita in quel contesto. Se Trump dovesse vincere le elezioni ci sarebbero un paio di conseguenze per l’obbligazionario USA.
Il primo capitolo è riferibile ad aggregazioni e fusioni. È noto che l’attuale governo ha spesso contrastato una serie di transazioni nel campo degli investimenti interni. In particolare quelli che comportano pregiudizi, distorsioni finanziarie per asset industriali sono stati osteggiati e non solo per tematiche legate a quote di mercato o di vigilanza su particolari settori. Con la vittoria di Trump ci si attenderebbe un contesto differente in cui gli accordi tra società potrebbero aumentare e gli ostacoli per le transazioni diminuire.
Al contrario ci sarebbero per noi conseguenze negative sul fronte del commercio. Per quanto riguarda la politica fiscale, entrambi gli schieramenti appaiono abbastanza simili: in caso di indebolimento dell’economia ci si aspetta un proseguimento del deficit fiscale mentre differenze sostanziali riguarderebbero il commercio, con Trump che userebbe tariffe in modo più audace verso specifici partner commerciali: parliamo perciò di un utilizzo attivo delle tariffe nell’ambito di questa amministrazione. Questa presa di posizione avrà senz’altro un impatto rilevante sull’economia degli States con conseguenze per i tassi di interesse, per la stessa FED e per l’avvicinamento all’economia a stelle e strisce.