Ufficio azienda costi ed emissioni

Un recente studio di McKinsey rende noto a tutti quanto i device che utilizziamo quotidianamente nella nostra attività lavorativa contribuiscano all’inquinamento globale.

Il risultato è sorprendente: le emissioni prodotte dai dispositivi dei dipendenti aziendali producono emissioni di Co2 paragonabili a quelle emesse dall’intero Regno Unito. Qualche altro numero: circa 350-400 Mt di CO2e – ossia milioni di tonnellate di gas equivalenti all’anidride carbonica, pari all1% alle emissioni globali di gas serra. E, sorpresa delle sorprese, inquinano circa il doppio dei tanto criticati data center e circa la metà di settori particolarmente inquinanti come l’aviazione o il trasporto marittimo.

Impatto della produzione

La produzione di dispositivi ICT è ad alta intensità energetica e materiale: i combustibili fossili utilizzati per realizzare un computer fisso pesano circa 10 volte il peso stesso del pc, un valore altissimo se lo si confronta con quello di circa 1:1 di molti altri beni materiali che a prima vista sembrerebbero inquinanti, come automobili o elettrodomestici. Per produrre un pc vengono emessi nell’ambiente oltre 1.000 kg di anidride carbonica, come un viaggio in automobile di 7.000 km.

Un dato che diventa ancora più preoccupante se si confronta con i rapidi termini di obsolescenza che hanno questi apparecchi: dai 5 anni delle stampanti, passiamo ai 4 anni per i pc per arrivare a soli 2 anni per gli smartphone. Questo fa sì che l’e-waste cresce con ritmi preoccupanti ogni anno, circa tre volte più in fretta dei rifiuti generici.

Come provare ad invertire o quanto meno rallentare questa tendenza?

Sicuramente è importante, anzi fondamentale, un coinvolgimento attivo da parte delle imprese che dovranno il prima possibile includere, tra i criteri di selezione dei dispositivi elettronici adottati, degli indicatori di impatto ambientale, selezionando – a parità di prestazioni funzionali – quelli meno inquinanti e includendo nei contratti con i fornitori clausole di recycling, ossia la destinazione del parco dell’usato al mercato dei ricondizionati.

di Serena Lena