GAZA

Il 3 giugno 2024, uno spiraglio di tregua si è aperto nella Striscia di Gaza. Secondo il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, “le prime dichiarazioni di Hamas indicano che ha accettato positivamente il piano Usa per una tregua e ora aspettiamo la risposta israeliana”. Shoukry ha aggiunto: “Ci rivolgiamo ad entrambe le parti affinché accettino le proposte di cessate il fuoco”.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito di “non essere d’accordo con la fine della guerra” nella Striscia di Gaza, sottolineando che “il piano presentato da Biden è parziale” e “non accurato”, con alcuni “gap” rispetto alla proposta di Israele. Netanyahu ha dichiarato che “la guerra verrà fermata allo scopo di restituire gli ostaggi e poi discuteremo”.

Divisioni all’interno del Governo israeliano

La proposta di tregua ha sollevato tensioni all’interno del governo israeliano. Il Ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, ha minacciato di far cadere il governo se l’accordo sul rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco sarà accettato. Netanyahu ha quindi convocato Ben Gvir per un incontro, presentandogli la bozza della proposta che, secondo alcune fonti, non obbliga Israele a porre fine ai combattimenti. Netanyahu intende dimostrare al ministro che non si tratta di un “accordo irresponsabile”.

Anche Bezalel Smotrich, collega ministro di Ben Gvir, ha minacciato di lasciare la coalizione. Tuttavia, il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha offerto una “rete di sicurezza politica” al governo di Netanyahu. Lapid ha dichiarato: “Ho offerto di dare a Netanyahu una rete di sicurezza politica per portare a termine l’accordo”. Ha sottolineato che i due ministri Ben Gvir e Smotrich, contrari all’intesa, “non possono impedire” agli ostaggi di tornare a casa. “Stanno morendo lì – ha proseguito Lapid – Ci sarà tempo per eliminare Sinwar e Deif (due leader di Hamas, ndr), ci sarà tempo per eliminare Hamas, ma non c’è più tempo per gli ostaggi”. Lapid ha concluso: “Il governo israeliano oggi dovrebbe inviare una delegazione al Cairo per finalizzare gli ultimi dettagli e riportare a casa gli uomini, le giovani donne, gli anziani e i soldati imprigionati nei tunnel”.

Raid israeliani su Gaza

Nel frattempo, i raid israeliani sulla Striscia di Gaza continuano, causando la morte di 22 persone, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa palestinese Wafa. Gli attacchi hanno colpito le città di Khan Younis e Rafah, oltre ai campi profughi di Nuseirat e Bureij nella parte centrale della Striscia.

Il numero complessivo delle vittime palestinesi dall’inizio della rappresaglia israeliana, scatenata dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, è salito a 36.479. Solo nelle ultime 24 ore, sono stati registrati 40 morti e 150 feriti.

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