Si è conclusa con esito negativo la procedura di licenziamento collettivo avviata lo scorso gennaio dalla multinazionale statunitense Jabil per i 408 dipendenti dello stabilimento di Marcianise (Caserta). L’ultimo incontro tra i sindacati e l’assessore regionale Antonio Marchiello, tenutosi nelle scorse ore, non ha portato a una soluzione alternativa, confermando la chiusura del sito produttivo.
A partire da domani, l’azienda avrà 120 giorni per inviare le lettere di licenziamento ai lavoratori. L’unica possibilità ancora in gioco per evitare i tagli resta la proposta di cessione dello stabilimento alla Tme Assembly Engineering Srl, nuova società formata dalla Tme di Portico di Caserta (55% delle quote) e da Invitalia (45%). Tuttavia, questa soluzione, sostenuta anche dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy (Mimit) e dalla Regione Campania, era già stata respinta dai lavoratori, che temono condizioni peggiorative rispetto a quelle attuali. Al momento, il Mimit non ha convocato nuove riunioni, lasciando i dipendenti in una situazione di totale incertezza.
Nel frattempo, la tensione tra le parti è alle stelle. I sindacati metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms hanno attaccato duramente Jabil, accusandola di un atteggiamento “arrogante e provocatorio” e ribadendo la totale opposizione ai licenziamenti. “Non possiamo accettare che i lavoratori siano lasciati sotto il ricatto della Jabil, che minaccia i licenziamenti se non vengono accettate le proprie imposizioni”, hanno dichiarato le sigle sindacali, sottolineando la necessità di un intervento politico concreto.
I rappresentanti sindacali chiedono con forza la riattivazione di un tavolo di confronto al ministero, con il coinvolgimento del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per cercare una soluzione industriale in grado di tutelare i posti di lavoro e convincere Jabil a non abbandonare Marcianise e l’Italia. “È intollerabile che venga messo in discussione il futuro di tante famiglie senza una reale difesa da parte delle istituzioni locali e nazionali”, denunciano i lavoratori, pronti a impugnare legalmente le procedure di dismissione e licenziamento.
L’azienda, dal canto suo, non ha mostrato aperture e ha confermato l’intenzione di procedere con i licenziamenti. La speranza dei dipendenti è che nei prossimi giorni possa riaprirsi uno spiraglio per una soluzione alternativa.
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