L’Unione Europea ha presentato la sua Strategia di preparazione alle crisi, accompagnandola con un video in cui la Commissaria europea per la gestione delle crisi, Hadja Lahbib, illustra con leggerezza il kit di sopravvivenza per le prime 72 ore in caso di emergenza. Tra acqua, cibo, powerbank e persino carte da gioco, il tono del video appare volutamente rassicurante, quasi ironico, per evitare allarmismi. Sorrisi, grasse risate e giochi di parole che banalizzano messaggi di paura dando l’impressione di volerla normalizzare.
Eppure, il messaggio che ne emerge è tutt’altro che rassicurante. Perché l’UE sente la necessità di diffondere linee guida di sopravvivenza come se la guerra fosse una possibilità concreta per i cittadini europei? L’idea di un’Europa che invita i suoi abitanti a prepararsi alla catastrofe suona come un’ammissione di fragilità piuttosto che un atto di responsabilità.
A sollevare dubbi e critiche è stato in particolare il Movimento 5 Stelle, che ha accusato la Commissione di fare “terrorismo psicologico” e di preparare il terreno per un’ulteriore escalation militare. “Vogliono spingerci ad abbracciare la psicosi di un attacco imminente”, ha dichiarato Giuseppe Conte, definendo l’iniziativa un pretesto per giustificare nuovi investimenti bellici.
In conferenza stampa, Lahbib ha risposto con leggerezza alle critiche, scherzando sul fatto che con gli alimenti consigliati nel kit si potrebbe persino cucinare una pasta alla puttanesca. Ma la realtà è ben diversa da una ricetta di cucina. Se l’UE si sta davvero preparando al peggio, perché trattare il tema con superficialità?
Anche la vicepresidente UE, Roxana Minzatu, ha cercato di minimizzare, spiegando che la strategia è paragonabile all’acquisto di un’assicurazione: meglio essere pronti prima che sia troppo tardi. Tuttavia, resta il sospetto che dietro questo messaggio si nasconda una volontà di sensibilizzare i cittadini europei a una nuova fase di insicurezza globale, giustificando così politiche di riarmo e un maggiore coinvolgimento militare dell’UE.
Se l’Unione Europea vuole davvero proteggere i suoi cittadini, dovrebbe concentrarsi su diplomazia e stabilità, piuttosto che alimentare, anche indirettamente, scenari di paura e incertezza.
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