A meno di un anno e mezzo dalla scadenza del Pnrr, il monitoraggio Svimez dal titolo “Pnrr Execution: le opere pubbliche di Comuni e Regioni” conferma le criticità nell’attuazione dei progetti infrastrutturali nel Mezzogiorno, con ritardi soprattutto a livello regionale. Tuttavia, nonostante le difficoltà, i Comuni meridionali si sono dimostrati capaci di aprire cantieri per un volume di investimenti significativo, superiore a quello del Centro-Nord in termini pro capite.
Le risorse destinate alle opere pubbliche attraverso il Pnrr ammontano a 65 miliardi di euro, con il 54,2% degli investimenti infrastrutturali concentrato nel Mezzogiorno (pari a 26,2 miliardi di euro), un valore superiore di circa sei punti percentuali rispetto al Centro-Nord. I Comuni meridionali hanno attivato lavori per un valore di 440 euro pro capite, un dato che supera di gran lunga quello dei Comuni del Centro-Nord (302 euro pro capite). Tuttavia, le Regioni del Sud mostrano maggiori difficoltà, con investimenti avviati pari a 197 euro per cittadino, contro i 118 euro del Centro-Nord.
I dati di fine dicembre 2024 indicano che i Comuni del Sud hanno avviato lavori per 5,6 miliardi di euro, pari al 64% delle risorse disponibili, mentre per i Comuni del Centro-Nord il dato è di 9,7 miliardi, l’82,3% delle risorse a disposizione. Ancora più marcata la distanza tra le amministrazioni regionali: le Regioni meridionali hanno attivato solo il 50% dei fondi disponibili, mentre quelle del Centro-Nord hanno raggiunto il 76% delle risorse assegnate.
Nonostante i ritardi nell’avvio dei cantieri, gli investimenti in asili nido e infrastrutture scolastiche mostrano una performance migliore rispetto ad altri ambiti, con livelli di attuazione più vicini alla media nazionale. Ad esempio, per il progetto “Costruzione di nuove scuole mediante sostituzione di edifici”, il 9% degli interventi non è stato ancora avviato, contro il 2% del Centro-Nord. Complessivamente, per il potenziamento dell’offerta educativa (M4C1), il valore dei progetti avviati al Sud è pari all’87%, mentre al Centro-Nord si attesta al 94%.
Un nodo critico resta quello della sanità territoriale, dove le Regioni del Mezzogiorno registrano i ritardi più preoccupanti. Il Pnrr ha individuato questo settore come prioritario per ridurre i divari territoriali e migliorare i servizi sanitari di prossimità, ma l’avvio dei lavori procede a rilento. Questo ritardo è dovuto, in parte, alla sovrapposizione con i programmi della politica di coesione europea, che impegna le amministrazioni regionali su più fronti.
Il monitoraggio Svimez evidenzia il rischio che una nuova rimodulazione del Pnrr possa penalizzare ulteriormente gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno. La precedente riprogrammazione ha già ridotto i fondi destinati alle infrastrutture, privilegiando incentivi alle imprese per accelerare la spesa. Una strategia che, se replicata, rischia di compromettere le finalità di riequilibrio territoriale del Piano, colpendo settori essenziali come sanità, trasporti e servizi pubblici.
Se i fondi destinati alle infrastrutture pubbliche venissero ulteriormente ridotti, il Mezzogiorno vedrebbe diminuire le opportunità di sviluppo e la possibilità di colmare i divari storici con il resto del Paese. Per questo motivo, è fondamentale garantire la messa in sicurezza degli investimenti per le opere pubbliche, preservando le risorse per la coesione territoriale e valorizzando lo sforzo attuativo delle amministrazioni locali.
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