Auto tangenziale napoli test

Il 23 giugno sulla tangenziale di Napoli si è verificato un grave incidente che ha causato la morte di due persone, la ricercatrice del Cnr Maria Vittoria Prati e il tirocinante Fulvio Filace. Entrambi si trovavano sull’auto sperimentale coinvolta nell’esplosione, che stava effettuando un test su un innovativo dispositivo per il funzionamento ibrido, non abilitato a girare su strada.

La ricerca

La Polo Volkswagen sperimentale era stata equipaggiata con un macchinario sviluppato da una start-up, che consentiva al motore di funzionare in modalità ibrida grazie a un pannello solare montato sul tetto dell’auto. Si tratta del progetto “Life Save”: nato a Salerno come spin-off dell’Ateneo di Fisciano, poi portato avanti dalla società privata “eProInn” con il professor Gianfranco Rizzo, e sfociato nella creazione del brevetto “HySolarKit”, attraverso un arco di fasi tecniche partito nel 2018, con l’obiettivo di convertire le auto tradizionali in veicoli ad energia ibrido-solare, e a costi molto ridotti (appena 4mila euro) per l’utenza finale. Il progetto è stato finanziato sia con fondi europei, sia con risorse della Regione Campania attraverso bandi dedicati a Horizon 2020. Durante il test, l’auto ha subito un’esplosione improvvisa e violenta, causando le fiamme che hanno portato alla morte dei due occupanti.

Le cause dell’incidente

Le indagini sulla causa dell’incidente sono ancora in corso. Dai primi rilievi sembra che l’esplosione sia stata causata dalle bombole contenute in un dispositivo per la misurazione delle emissioni. I periti incaricati di condurre le indagini dovranno stabilire quali gas erano contenuti nelle bombole e cosa abbia innescato l’esplosione.

Attualmente, è stata sollevata l’ipotesi di un duplice omicidio colposo, con una possibile relazione tra il rogo violento, le batterie dell’auto e una possibile fuga di ossigeno. Quest’ultima circostanza ha sollevato domande importanti come: chi ha installato la bombola contenente ossigeno e a cosa serviva? Se la sostanza era necessaria per l’impianto di misurazione delle emissioni, perché non sono stati previsti sensori di sicurezza in grado di prevenire un potenziale pericolo? La presenza del comburente, ovvero l’ossigeno, poteva facilmente scatenare un incendio se c’era una scintilla.

Per ottenere spiegazioni, la Procura sta attualmente cercando testimonianze dai vertici del CNT, guidato dal professor Riccardo Chirone, e dal professor Rizzo. Nella giornata di oggi si acquisiranno nuovi atti e verrà coinvolto l’Ispettorato del Lavoro per comprendere i ruoli e le mansioni dei soggetti implicati prima dell’esplosione.

di Serena Lena