Start up

In un contesto fortemente innovativo, come quello della transizione digitale, il ruolo delle start up appare fondamentale.

Con il termine “start-up” si identifica genericamente una impresa neonata dotata di una struttura organizzativa temporanea e di un modello di business potenzialmente scalabile e replicabile. Una start-up innovativa è una nuova impresa il quale prodotto o servizio commercializzato è ad alto valore tecnologico.

Lombardia e Trentino Alto Adige in testa

Dal 2012 il Ministero dello Sviluppo economico (MISE) ha creato un apposito registro e a luglio 2021 si contano circa 13.500 start-up innovative. Da un punto di vista territoriale, la Lombardia ospita il 26,7% di tutte le start-up Innovative italiane. La Provincia di Milano da sola rappresenta il 18,7% della popolazione nazionale.

Superano quota mille il Lazio con 1.586 imprese, la Campania, con 1.205, il Veneto con 1.095 e l’Emilia Romagna con 1.071 start-up. Tuttavia, la regione con la maggiore densità di imprese innovative è il Trentino-Alto Adige, dove circa il 6% di tutte le società costituite negli ultimi 5 anni è una start-up.

Le startup innovative sono soprattutto microimprese con un fatturato medio di circa 180.000 euro. Questo è in parte fisiologico: quando la start-up diventa di successo e dunque più strutturata perde infatti lo status di start-up e diventa una vera e propria impresa

Il digitale è il core delle nuove start up

Il settore che risulta, di gran lunga, il più rappresentato è quello che opera nei settori core della digitalizzazione: beni elettronici, macchinari e fornitori di servizi di telecomunicazioni.

Il mercato degli investimenti del venture capital italiano nel suo complesso continua a crescere: nel 2021 superato i 2 miliardi di euro, oltre 1 miliardo in startup italiane e 923 milioni in realtà estere fondate da imprenditori italiani,  

L’Italia è indietro rispetto ad altri Paesi industrializzati

Ad oggi, non solo in Italia, è fondamentale prevedere un buon sistema di incubatori e nuove imprese innovative per poter competere a livello globale. Proprio per questo motivo, negli ultimi anni, sia a livello pubblico, sia a livello privato, si è cercato di investire in tal senso e i numeri sono in crescita. Ciononostante, ad oggi, l’ecosistema italiano degli incubatori per le imprese innovative e delle start-up appare ancora distante rispetto a quello di altri Paesi maturi. 

Nel 2021 l’Italia si è collocata al 29° posto di questa classifica, perdendo 4 posizioni rispetto all’anno precedente e collocandosi dietro a paesi quali l’Estonia (13%), la Spagna (15%), la Russia (17%) e il Portogallo (27%) per (StartupBlink).

Milano, è l’unica città italiana a collocarsi nella top 100, figura come 56° città al mondo, seguita da Roma e Torino, rispettivamente al 140° e 231° posto.

Nonostante l’analisi evidenzi un incremento notevole del numero di operazioni, i numeri italiani sono ancora ben lontani dalle best practices europee come la Germania e la Francia.

Prospettive per il futuro

Negli ultimi anni, sono stati registrati alcuni importanti miglioramenti, anche per le nuove imprese hi-tech. Nel 2020, nonostante la pandemia, le startup hi-tech italiane hanno raccolto 683 milioni di euro, circa 11 milioni in meno di quanto raccolto nel 2019. Senza pandemia, ci si aspettava un balzo ad 1 miliardo di euro, ma comunque l’ecosistema ha mostrato una forte resilienza. C’è ancora molto da fare.