Superbonus

Il Superbonus, come ormai ben noto, è stato introdotto con il decreto-legge n.34/2020 (cd. decreto Rilancio) e, sin dalla sua genesi, è stato accolto con ambiguità dagli operatori e dagli stessi fruitori.

Non sono mancate aspre critiche alla misura fiscale, tra truffe e costi eccessivi, oltre che scarsa incisività. A parlare, però, è l’ultimo rapporto mensile ENEA, aggiornato al 30 giugno 2022, con cui si conferma il gradimento per la misura: gli interventi edilizi oggetto dell’incentivo crescono ancora sino ad un totale di 199.124, per oltre 35,2 miliardi di euro da portare in detrazione fiscale.

Se consideriamo che l’incentivo fiscale concesso è pari al 110% del valore dei lavori eseguiti, è facile immaginare che lo Stato, su ogni intervento edilizio realizzato ed ammesso all’incentivo, eroghi crediti fiscali in misura superiore all’importo versato per l’esecuzione dei lavori.

I benefici del Superbonus pari al 7,5% del Pil

Secondo gli ultimi dati ENEA, dunque, lo Stato starebbe “perdendo” circa 35,2 miliardi di euro al solo scopo di garantire la ripresa del settore edilizio, provato, all’epoca dell’introduzione della misura, dall’emergenza pandemica e dalla contrazione dei consumi.

Un altro dossier, altrettanto interessante, proviene dall’analisi di NOMISMA secondo cui dai 38,7 miliardi di euro investiti lo Stato avrà un ritorno economico ben superiore e pari ad oltre 124 miliardi (ovvero oltre il 7,5% del PIL). In particolare, del ritorno economico scaturito ne ha goduto il settore edilizio (con un indotto di oltre 56 miliardi) e i soggetti coinvolti a vario titolo nelle opere (con un indotto pari a 43,4 miliardi di euro).

Nuove possibilità

Il Superbonus ha aperto nuove possibilità di lavoro, aumentando di 634 mila unità gli occupati del settore edilizio e dei settori collegati.

Nonostante ciò, occorre osservare che la misura ha consentito di riqualificare solo una percentuale irrilevante del parco edilizio nazionale (lo 0,5%) con un incremento del valore immobiliare di almeno 4,8 miliardi di euro, andando a favorire i ceti medio-alti dell’Italia centro-settentrionale.

Anche se, ad onor del vero, la misura consentirà un risparmio di costi energetici per circa 500€ annui ed ha concesso al ceto medio-basso l’opportunità di effettuare lavori di riqualificazione energetica delle abitazioni a costo zero.

I nuovi cambiamenti

Il superbonus 110% e gli altri contributi per l’edilizia, potrebbero cambiare a breve. A volerlo è il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto al Senato per comunicazioni urgenti dopo la crisi di governo innescata dal mancato voto di fiducia del M5s al decreto Aiuti.

Il numero uno del governo ha spiegato quale programma intende portare avanti se il Parlamento gli confermerà la fiducia e se, attorno al suo esecutivo, si ricostruirà un ampio e solido patto di unità nazionale tra le forze politiche.

L’intervento di Draghi al Senato

All’interno di questo elenco di cose da fare Draghi ha parlato anche dei bonus edilizi, confermando la volontà di sbloccarne le difficoltà burocratiche, a partire dal caos sulla cessione dei crediti alle banche.

L’elevato flusso delle richieste di cessioni, infatti, sta portando da mesi le principali banche italiane a mettere un freno alla compensazione. Troppe cessioni «in pancia», infatti, vuol dire per gli istituti di credito difficoltà a smaltirle con le detrazioni d’imposta annue.

Il presidente del Consiglio, però, ha contemporaneamente spiegato di voler ridurre “la generosità dei contributi”. Tradotto: con questo esecutivo non ci sarà un nuovo stanziamento di fondi a favore del superbonus 110% come chiesto dal Movimento 5 Stelle, impedendo di fatto l’avvio di nuovi lavori con il pieno sostegno statale.

Fondi finiti

Al momento i fondi per il contributo sono finiti, perché sono stati impegnati tutti i soldi messi in campo: risultano infatti prenotati lavori per 33,7 miliardi di euro su 33,3 stanziati fino al 2026. Secondo Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco il superbonus 110%, assieme agli altri sostegni edilizi (principalmente ecobonus e bonus facciate), sta in qualche modo “drogando” il mercato, contribuendo anche all’aumento dell’inflazione.