“L’autonomia per noi è un tema di interesse e preoccupazione e la nostra posizione è di forte contraddizione alla riforma che sta circolando. Fra due giorni avremo una audizione nella quale esprimeremo i nostri dubbi”. Così il direttore generale dello Svimez Luca Bianchi intervenendo da remoto all’incontro su ‘Zes unica, una grande opportunità per il Mezzogiorno?’ organizzato, a Palermo, dalla Fondazione Magna Grecia.
Incompatibilità dei Modelli
Per Bianchi, la riforma dell’autonomia differenziata e quella che ha portato ad una Zes unica “sono due modelli incompatibili. Da un lato, c’è un accentramento delle istanze territoriali e dall’altro una autonomia che rischia di spaccare e frammentare le politiche pubbliche”.
Difficoltà nell’Attuazione delle ZES
La creazione delle otto Zes in Italia è stata “una buona idea ma con grandi difficoltà attuative. Questa riforma delle Zes interviene dopo diversi anni di attuazione e si sottolineano i rischi di un possibile rallentamento che la Zes unica ha comportato in questi primi mesi del 2024”. Bianche ha sottolineato che “anche il modello che era stato definito per le otto zone non era un modello che aveva mostrato particolare efficienza e velocità”.
Nuovo Approccio con la ZES Unica
Adesso, con “la Zes unica si parla di un nuovo modello di approccio. Io parlerei di una zona economica sud, un intervento più generale. Comporta dei rischi ma anche enormi vantaggi”. Sarà fondamentale “realizzare i piani strategici identificando i settori nei quali intervenire” da fare rientrare negli interventi di investimento sostenuti dal credito di imposta.
Importanza della Semplificazione Amministrativa
Una mossa che può funzionare solo se accompagnata “dalla semplificazione amministrativa fatta a livello centrale”.
Quadro Strategico per il Sud
“Le risorse per politiche speciali e investimenti non sono tanto un problema oggi – ha concluso – quanto avere un quadro strategico che recupera la dimensione industriale del Sud. Funzionerà? Se pensiamo di fare interventi buoni per tutti non riusciremo ad attivare gli interventi, se il piano strategico ha la capacità di individuare tre o quattro assi strategici, avremo un cambio di passo”.
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