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Si ritorna a parlare di BCE e – soprattutto – di inflazione, anche dopo le recenti dichiarazioni della presidentessa Christine Lagarde in occasione della giornata internazionale dei diritti della donna.

“L’inflazione colpisce maggiormente gli strati più deboli della società”, per questo motivo pare si sia reso necessario un aumento dei tassi di 0,5 punti percentuale per porre un freno al frenetico aumento dell’inflazione- un flusso di aumenti che rientra all’interno di un progetto che ha avuto inizio intorno al dicembre 2022.

L’Istituto Centrale comunica che il tasso sui rifinanziamenti principali è aumentato al 3,50%, quello sui depositi si attesta al 3%, mentre quello sui prestiti marginali è al 3,75%.

Il provvedimento, come hanno esposto Christine Lagarde ed il vicepresidente della BCE Luis De Guindos, mira a ridurre l’inflazione da un attuale 5%, fino ad un 2,1% nel giro di tre anni, con un termine stimato nel 2025. La condizione attuale, sarebbe anche dettata dall’oramai nota situazione nella quale versa l’est Europa (col conflitto russo-ucraino), pertanto una manovra del genere mirerebbe a contenere le problematiche derivate dall’andamento bellico. E’ di fine febbraio, infatti, la perentoria nota della Banca Centrale Europea sull’aumento dei tassi, una nota che ancora oggi si ripropone con maggiore fermezza ed autorità, accompagnata dalla fiducia di Lagarde di sopperire repentinamente ad eventuali mancanze di cui questo provvedimento potrebbe essere cagione, avendo anche fiducia sulle possibilità dimostrate già in precedenza dall’Istituto in merito alle manovre attuate. Il provvedimento, comunque, come ha definito Christine Lagarde, è stato votato a maggioranza dal comitato della BCE responsabile, con una opposizione minima di “3-4 membri” (ANSA).