Fracesco Megna Eurozona in difficolta stati uniti

Rallenta l’economia in zona euro. Dopo la Germania è la Francia a mandare segnali allarmanti. Dai dati elaborati dell’indagine PMI del mese corrente, l’attività economica è tornata nuovamente in contrazione mentre parallelamente l’ottimismo sul futuro è franato ai minimi in dodici mesi.

Le aziende hanno difficoltà a reperire nuovi ordini che calano per il sesto mese consecutivo e ad un ritmo elevato. Il calo delle commesse ed il lavoro rimasto inevaso hanno comportato una riduzione degli organici anche se a livelli trascurabili. Aumentano i prezzi sia di acquisto che di vendita  rispetto a un mese fa con valori più deboli rispetto alla consueta media annuale. Cala il terziario che raggiunge così il manifatturiero in area critica, con la produzione in picchiata e maggiore del mese scorso.

In questo ultimo scorcio del 2024 le differenze tra le attività nell’area Euro sono nuovamente palesi. Francia e Germania sono in affanno il resto dell’Europa registra invece lievi incrementi di prestazioni anche se a tenui tassi di crescita, i più lievi degli ultimi 11 mesi. Calano sia il terziario, anche se debolmente, che il manifatturiero quest’ultimo per il ventesimo mese consecutivo.

La contrazione dell’attività si riflette nella diminuzione della domanda mentre i nuovi ordini del mese sono calati per il sesto mese di fila ed ad un ritmo decisamente veloce. In calo anche gli ordini dall’estero e ad un valore maggiore rispetto a inizio anno.

Nel mese di gennaio 2025 si insedierà il nuovo Presidente degli Stati Uniti e i prossimi due mesi saranno fondamentali perchè l’Europa inverta con urgenza la propria posizione in materia di riforme, investimenti e sicurezza. L’economia europea deve recuperare il terreno perso verso gli States dove dal 2010 l’economia è cresciuta del 38% contro il 21% registrato in area Ue. Il pil pro-capite americano è passato da 48.000 c. a 85.000 dollari mentre quello europeo da 33.000 c. a 42.000 dollari. L’economia a stelle e strisce è leader nella digitalizzazione e nell’innovazione mentre l’UE non tiene il passo.

Gli USA sono meno dipendenti dall’estero mentre l’Europa deve fronteggiare una concorrenza non facile, anche sleale o barriere commerciali poco giustificate da parte di altri Paesi. In queste circostanze il piano di Trump prevede un incremento minimo del 20% delle tariffe sulle importazioni con conseguenze negative anche per l’Europa. Occorre allora agire velocemente per irrobustire la base industriale europea, sviluppare l’innovazione e assicurare l’autonomia strategica.

Per accrescere la competitività dell’industria europea va utilizzato un approccio neutrale da un punto di vista tecnologico in tutte le iniziative nel più breve tempo possibile; sostenere tutte le tecnologie a basse emissioni di carbonio tra cui le energie rinnovabili, i gas a basse emissioni di carbonio e l’idrogeno. Ma per accelerare l’innovazione occorre anche incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo al 4% del pil entro l’anno, riassegnando le risorse per aiutare lo sviluppo tecnologico all’avanguardia in tutta l’Europa.


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