L’occupazione in Italia torna a crescere. Ad ottobre 2024 il numero di occupati è aumentato di 47mila unità, raggiungendo un totale di 24 milioni 92mila lavoratori. Questo incremento ha portato il tasso di disoccupazione al 5,8%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente, secondo i dati diffusi dall’Istat. Anche la disoccupazione giovanile registra un deciso miglioramento, scendendo al 17,7% con una diminuzione di 1,1 punti percentuali.
L’aumento degli occupati interessa principalmente i dipendenti permanenti, che hanno raggiunto i 16 milioni 210mila, e i lavoratori autonomi, ora pari a 5 milioni 158mila. In contrapposizione, il numero dei dipendenti a termine è diminuito, scendendo a 2 milioni 724mila. Rispetto a ottobre 2023, l’occupazione complessiva è cresciuta di 363mila unità, con un incremento di 449mila tra i dipendenti permanenti e di 127mila tra gli autonomi, mentre si registra un calo di 212mila tra i contratti a termine.
Il miglioramento occupazionale ha avuto effetti positivi soprattutto sugli uomini e sui lavoratori con almeno 50 anni di età, contribuendo anche all’aumento del tasso di occupazione, ora al 62,5% (+0,6 punti su base annua). Tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni e tra le donne, il livello di occupazione è rimasto stabile, mentre si registra un calo nella fascia di età tra i 25 e i 49 anni e tra chi lavora con contratti a termine.
Contestualmente, il numero di persone in cerca di lavoro è diminuito del 3,8%, corrispondente a 58mila unità in meno, con un calo che interessa sia uomini che donne e tutte le fasce di età. Tuttavia, si osserva un incremento del numero di inattivi (+28mila unità, pari al +0,2%), soprattutto tra le donne e gli under 35, portando il tasso di inattività al 33,6% (+0,1 punti percentuali).
Infine, il confronto tra il trimestre agosto-ottobre e quello precedente mostra un incremento degli occupati dello 0,5%, pari a 121mila unità, confermando un trend positivo per il mercato del lavoro. Secondo fonti vicine al Ministero del Lavoro, questi dati rappresentano un importante segnale di svolta per l’Italia, ma si sottolinea l’urgenza di continuare a sostenere politiche attive per il lavoro e favorire contratti stabili e di qualità.
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