Ad Anac si ricorre in un secondo momento, se il whistleblower ha già segnalato l’illecito tramite canale interno, e non ha ricevuto alcun riscontro. O quando ha fondato motivo di ritenere che la segnalazione interna presenti rischi, anche di ritorsione, così alti, da sconsigliarne l’utilizzo. Oppure, quando vi è fondato motivo di ritenere che l’illecito che si intende segnalare possa costituire un pericolo imminente per l’interesse pubblico. Anac raccoglie le segnalazioni, e le sottopone ad un attento vaglio, proprio per verificare l’effettiva ritorsività delle misure adottate e, solo in questo caso, interviene. Esiste pertanto una valutazione accurata caso per caso. Dove non si ravvisano comportamenti ritorsivi, e quindi emerge un appello strumentale alle garanzie del whistleblowing, la protezione del segnalante viene meno.
La dichiarazione di Busia
“Ad oggi sono arrivate ad Anac oltre 600 le segnalazioni, 240 dal settore privato e 360 dal pubblico”, commenta il Presidente dell’Autorità Anticorruzione Giuseppe Busìa. “I whistleblower, nel pubblico e ora anche nel privato, che segnalano illeciti o illegalità di interesse generale di cui siano venuti a conoscenza sul luogo di lavoro, stanno conquistando spazio anche nel nostro Paese. Un tempo era un istituto presente solo nel mondo anglosassone. Ora l’Unione europea ne ha notevolmente valorizzato il ruolo, l’operatività e le tutela anche per i 27 Paesi membri, come si evince dal decreto legislativo del marzo scorso, che ha introdotto importanti novità nel nostro Paese, dove pure esisteva una legislazione previgente. Parliamo di autentiche ‘vedette civiche’, pronte a mettere in gioco i propri interessi per denunciare i comportamenti illeciti. Una leva fondamentale, non solo per far emergere corruzione e malaffare, ma anche per far crescere e migliorare l’efficienza del settore pubblico e di quello privato”.
“La tutela del whistleblower – fa sapere Anac – è un diritto fondamentale, riconosciuto a livello internazionale, estensione del diritto di libertà di espressione. “Preservare i whistleblower da comportamenti ritorsivi è l’imperativo dell’Autorità. Chi responsabilmente denuncia qualche irregolarità sa di poter trovare tutela, senza temere le ritorsioni dei suoi superiori”.
“Proprio l’attento esame dei casi costituisce una delle funzioni più delicate affidate ad Anac. Va chiarito che l’Autorità offre protezione solo a chi realmente la merita – afferma il Presidente Busìa- (perché è stato sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito, o sottoposto ad altre misure punitive come conseguenza delle sue precedenti segnalazioni di illeciti commessi da un suo dirigente), e non a chi viene giustamente sanzionato dal proprio datore di lavoro o, addirittura, effettua una segnalazione come whistleblower al solo scopo di crearsi una sorta di alibi o scudo rispetto a sanzioni che sa essere imminenti. Per il ruolo decisivo che chi segnala illeciti può svolgere, è necessario accertare bene che non vi sia uso strumentale o per finalità private nella denuncia. Fondamentali restano, però, le garanzie che evitano ritorsioni a chi segnala fatti illeciti commessi all’interno della propria organizzazione”.
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