Lavorare non è morire. Eppure il bollettino delle morti sul lavoro è tragico e purtroppo in costante aggiornamento. Sono 559 i morti sul lavoro in Italia nei primi sette mesi del 2023. Un numero altissimo, riportato da Inail, che non conta nemmeno gli episodi avvenuti ad agosto e settembre. L’ultimo incidente, avvenuto poche ore fa, si è verificato oggi a Casalbordino, in cui hanno perso la vita tre persone a causa di un’esplosione in una fabbrica. Secondo le prime ricostruzioni l’incidente si sarebbe verificato alla Sabino Esplodenti del comune abruzzese, per cause ancora in corso di accertamenti. L’azienda del vastese non è nuova a queste tragedie: nella stessa fabbrica nel 1992 era morto il 48enne Bruno Molisani, ucciso dall’innesco di una spoletta; e nel 2009 due persone rimasero ferite gravemente in un’esplosione.
Il dato del 2023 è comunque in aumento rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno precedente quando in sette mesi si ebbero 569 morti sul lavoro. Nello stesso mese di luglio, il dato complessivo tra i due anni è identico (73 decessi): nel 2023 il Sud ha però registrato 29 morti di cui 10 solo in Puglia. Una strage che va fermata.
L’appello del presidente Mattarella
“Le vittime ci dimostrano che non stiamo facendo abbastanza”, scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lettera-appello indirizzata alla ministra del Lavoro, Elvira Calderone. L’occasione formale è l’avvio di un corso di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro per 800 nuovi ispettori tecnici, assunti negli ultimi tre mesi. “Il nostro Paese – continua Mattarella – colloca il diritto al lavoro e il diritto alla salute tra i principi fondanti della Repubblica. Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro”. E qui arriva un riferimento diretto alle tragedie recenti, a partire dalla strage sui binari ferroviari di Brandizzo: “I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza. La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro”, perché – sottolinea – “le morti sul lavoro feriscono il nostro animo. Feriscono le persone nel valore massimo dell’esistenza, il diritto alla vita. Feriscono le loro famiglie. Feriscono la società nella sua interezza”.
I numeri
I numeri che compongono il bollettino di una strage, infatti, sono allarmanti: nel 2022 i morti di lavoro sono stati 1.090 e 697.773 gli infortuni, nei primi sei mesi del 2023 già ci sono state 450 vittime e 296.665 feriti. Insomma, tre decessi di media al giorno.
Ma a dir la verità, analizzando lo stesso periodo del 2022, quest’anno le denunce su incidenti mortali sul lavoro sono diminuite. Secondo quanto riferito dall’Inail sono infatti 13 in meno rispetto alle 463 registrate nel periodo gennaio-giugno 2022, addirittura 88 in meno rispetto al 2021, 120 in meno rispetto al 2020 (in cui ha avuto un ruolo fondamentale anche il Covid) e 32 in meno rispetto al 2019.
E concentrandosi più sui territori, i decessi sul lavoro sono in calo al Nord-Est (da 109 a 101 casi), al Centro (da 101 a 92), al Sud (da 95 a 93) e nelle Isole (da 38 a 34). Un incremento, invece, si segnala nel Nord-Ovest (da 120 a 130). Il calo rilevato nel confronto tra i primi sei mesi del 2022 e del 2023 è legato solo alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 55 a 34, mentre per quella maschile si registra un aumento, da 408 a 416. In diminuzione le denunce dei lavoratori italiani (da 378 a 371) e dei comunitari (da 25 a 15), in aumento quelle degli extracomunitari (da 60 a 64). Dall’analisi per classi di età, invece, si registrano incrementi tra gli under 25 (da 22 a 31 casi), tra i 50-54enni (da 67 a 70) e tra gli over 59 (da 99 a 110), riduzioni invece nella fascia 25-49 anni (da 186 a 151) e 55-59 anni (da 89 a 88).