Dall’inizio del conflitto e fino alla mezzanotte del 1° marzo sono 3.840 i cittadini ucraini entrati in Italia: 1.890 donne, 570 uomini e 1.380 minori. In previsione del massiccio afflusso molti prefetti si erano già organizzati, spesso d’intesa con le Regioni per predisporre già un sistema d’accoglienza provvisorio. Il ministero della Salute ha inviato alle Regioni una circolare con le prime indicazioni operative alle Asl per la predisposizione delle risorse necessarie, chiedendo attenzione alla “precoce identificazione delle persone con esigenze particolari e specifiche vulnerabilità’, come minori, stranieri non accompagnati, donne in gravidanza, nuclei monoparentali.
Priorità assoluta, inoltre, è la predisposizione di risorse per garantire tamponi e vaccini anti-Covid ai rifugiati dell’Ucraina. La circolare ‘Crisi Ucraina – Prime Indicazioni per Aziende Sanitarie Locali’ è firmata dal direttore della Prevenzione del dicastero Gianni Rezza e dal direttore programmazione sanitaria Andrea Urbani.
Le Asl, si legge, “dovranno, inoltre, assicurare le necessarie attività di sorveglianza, prevenzione e profilassi vaccinale anche in relazione alle altre malattie infettive”.
Esiste, infatti, un rischio di “focolai epidemici di malattie prevenibili da vaccino nelle strutture deputate all’accoglienza”. Oltre al fatto che la copertura vaccinale in Ucraina si aggira intorno al 35% della popolazione, rappresentando una fra le più basse in Europa.
“Per i cittadini ucraini, “indipendentemente dalla cittadinanza, privi di digital Passenger Locator Form o di certificazione verde Covid-19, le ASL territorialmente competenti provvederanno all’esecuzione dei test diagnostici nelle 48 ore dall’ingresso, laddove non avvenuta al momento dell’entrata nei confini Nazionali”, prevede ancora la circolare. Tutti coloro che verranno individuati come casi o contatti di caso (esempio allo screening nei Punti di accoglienza) andranno gestiti secondo la normativa vigente.
“Si raccomanda – si legge ancora – di offrire la vaccinazione anti SarsCoV2/Covid-19, in accordo con le indicazioni del Piano nazionale di vaccinazione anti SarsCoV2, a tutti i soggetti a partire dai 5 anni di età che dichiarano di non essere vaccinati o non sono in possesso di documentazione attestante la vaccinazione, comprensiva della dose di richiamo (booster) per i soggetti a partire dai 12 anni di età”. L’effettuazione della vaccinazione, si precisa, “andrà regolarmente registrata a sistema assegnando ai richiedenti un codice STP”.