Energia fonti rinnovabili green economy eolico solare

Con l’espansione delle energie rinnovabili, il mondo si trova di fronte a una sfida cruciale: la necessità di nuova forza lavoro qualificata e specializzata. Secondo le previsioni dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena), pubblicate nel World Energy Transition Outlook, entro il 2050 serviranno almeno 40 milioni di nuove professionalità per sostenere la transizione energetica globale. Quasi la metà di queste competenze sarà richiesta nell’industria delle rinnovabili, un settore in forte crescita ma ancora in ritardo rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione.

Nel 2023, le rinnovabili hanno registrato un aumento record di 473 gigawatt (GW) nel mix energetico globale, portando la capacità totale a 3.879 GW. Tuttavia, Irena avverte che per raggiungere l’obiettivo “net zero” al 2050 sarà necessario triplicare la capacità installata entro i prossimi sei anni e aumentare gli investimenti dagli attuali 570 miliardi di dollari del 2023 a una media di 1.550 miliardi di dollari all’anno tra il 2024 e il 2030.

Ma l’aspetto più preoccupante è la carenza di competenze e manodopera qualificata. Questa mancanza di personale specializzato rappresenta una delle principali barriere al raggiungimento degli obiettivi climatici globali. L’Agenzia sottolinea come la trasformazione nel mercato del lavoro sia stata finora trascurata dalle politiche internazionali, nonostante l’importanza cruciale di formare professionisti capaci di operare in ambiti come l’eolico offshore, le energie marine, le bioenergie, la geotermia, i sistemi di accumulo e la produzione di idrogeno verde.

Un recente studio del Norwegian Institute of International Affairs, dal titolo “The failure to decarbonize the global energy education system: carbon lock-in and stranded skill sets”, conferma l’allarme lanciato da Irena. La ricerca ha analizzato 18.400 università in 196 paesi, rilevando che il 68% dei titoli di studio in ambito energetico è ancora focalizzato sui combustibili fossili, mentre solo il 32% si concentra sulle rinnovabili. Questo squilibrio dimostra che il sistema educativo globale non sta rispondendo adeguatamente alla crescente domanda di professionisti nel settore dell’energia pulita. Se si continua a questo ritmo, i titoli di studio incentrati sulle energie rinnovabili raggiungeranno il 100% solo entro il 2107, un termine decisamente troppo lontano per affrontare l’emergenza climatica.

Il divario tra i paesi avanzati e quelli in via di sviluppo è particolarmente preoccupante. Mentre aree come l’Asia Pacifico, il Nord America e l’Europa stanno lentamente spostando l’attenzione formativa verso le energie rinnovabili, regioni come l’Africa, il Medio Oriente, l’Eurasia e l’America Centrale e Meridionale rimangono ancorate ai combustibili fossili. Questo squilibrio potrebbe compromettere la capacità di questi paesi di partecipare efficacemente alla transizione energetica.

Per arginare questa emergenza di competenze, l’Unione Europea ha lanciato a giugno l’Accademia per l’energia solare, con un finanziamento di nove milioni di euro provenienti dal programma per il mercato unico. Questa iniziativa fa parte della strategia dell’UE per l’industria a zero emissioni e mira a formare almeno 100mila lavoratori nella catena del valore del fotovoltaico entro il 2026, con un focus particolare sulla produzione di energia solare fotovoltaica. Solo in questo settore, entro il 2030, saranno necessari circa 66mila lavoratori qualificati per raggiungere gli obiettivi europei in materia di energie rinnovabili, garantendo al contempo la competitività industriale.

Anche in Italia, il problema della mancanza di forza lavoro qualificata è evidente. A maggio, secondo i dati di Terna, il 52,5% della domanda di energia è stata coperta da fonti rinnovabili, un aumento significativo rispetto al 42,3% dell’anno precedente. Questo risultato, il più alto mai registrato su base mensile, è stato trainato dall’idrico, dal fotovoltaico e dall’eolico, che hanno superato rispettivamente del 30% e del 10% la produzione rispetto a maggio 2023.

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), recentemente inviato a Bruxelles, prevede un aumento della potenza green fino a 131 GW entro il 2030, ma non fornisce dettagli su come formare le competenze necessarie per raggiungere questo ambizioso traguardo. In particolare, manca una strategia chiara per preparare la forza lavoro italiana a supportare l’installazione e la gestione delle nuove tecnologie, tra cui eolico galleggiante, fotovoltaico floating, agrivoltaico, energie marine e geotermia avanzata.

Senza un’azione concertata per colmare questo divario di competenze, la transizione energetica rischia di rallentare, compromettendo il raggiungimento degli obiettivi climatici globali e l’effettiva realizzazione di un futuro sostenibile.


Leggi le notizie di Piazza Borsa

Per restare sempre aggiornato, segui i nostri canali social FacebookTwitter e LinkedIn